Cecilia Mangini è una leggenda del cinema italiano, la prima documentarista a esplorare con coraggio i volti nascosti della società, regalando a chiunque guardasse le sue opere uno sguardo sincero e profondo. Nata a Mola di Bari nel 1927, Cecilia è cresciuta con la voglia di raccontare il mondo attraverso l’obiettivo della sua macchina da presa, con un occhio sempre rivolto alle ingiustizie e ai margini della società. Nei suoi film, ha immortalato la vita degli ultimi, trasformando il documentario in un atto di resistenza culturale. Per Cecilia, il cinema era nato come documentario, «con quel treno che entrava in stazione»: una metafora perfetta della comunicazione, del progresso e del sacrificio sociale che rendeva il cinema un mezzo potentissimo per raccontare il mondo in trasformazione.

Un’eredità culturale: il pensiero di Gianluca Sciannameo

Secondo Gianluca Sciannameo, scrittore, critico cinematografico e uno dei suoi più attenti studiosi, l’eredità di Mangini non si limita solo ai suoi film, ma si estende a un impegno politico e culturale che ha influenzato generazioni. Sciannameo – che ha scritto anche un libro su Cecilia Mangini dal titolo “Con ostinata passione. Il cinema documentario di Cecilia Mangini” – racconta come il caso l’abbia portato a scoprire un libro sul folklore italiano che lo avrebbe poi condotto a studiare le opere di Mangini. Cecilia non era solo una cineasta, ma anche una ricercatrice attenta alla cultura popolare e alle dinamiche sociali del Meridione d’Italia. La sua amicizia e collaborazione con intellettuali come Ernesto De Martino, secondo Sciannameo, ha dato vita a un cinema documentaristico che raccontava il Sud non come una terra arretrata, ma come un universo culturale autonomo e vibrante. Il lavoro di Mangini ha segnato un’epoca, trasformando il cinema in un terreno di partecipazione politica e riflessione sociale, e continuando a essere fonte di ispirazione per tutti coloro che desiderano raccontare storie inedite e autentiche​.

Citazioni che ispirano

Le parole di Cecilia Mangini risuonano ancora oggi con incredibile forza. Una delle sue citazioni più famose è: «Il cinema è nato come documentario. È nato con quel treno che entrava in stazione: era la comunicazione, la novità, il progresso». Per lei, il cinema doveva riflettere la realtà, non fuggirne. La sua frase «Siate realisti, chiedete l’impossibile» rappresenta un invito a spingersi oltre, a non accontentarsi mai di raccontare le cose in modo convenzionale, ma di cercare sempre nuove prospettive. Inoltre, considerava il documentario come “il modo più libero di fare cinema”, un mezzo che le ha permesso di indagare la vita degli emarginati, degli operai, dei disoccupati, e di quelle donne che nel suo film “Essere Donne” (1965) sono diventate simbolo di coraggio e dignità. .

Una pioniera del coraggio

Tra tutte le sue opere, “Essere Donne” (1965) è quella che mi ha colpito di più. Non è solo un film, ma un monumento al coraggio, alla dignità e all’identità sociale delle donne. In un’epoca in cui sembrava quasi impossibile dare voce alle donne in modo così diretto, Mangini ha creato un capolavoro che ha sfidato i canoni e le imposizioni della società. Se oggi le donne possono respingere le limitazioni imposte dalla società, lo devono a figure come lei, che hanno aperto la strada a una nuova narrazione dell’identità femminile. Cecilia Mangini non è stata solo una regista, ma una pioniera, una donna che ha avuto il coraggio di vedere oltre e di raccontare storie che nessuno aveva mai osato narrare. A noi, come Animado Film, resta l’onore di seguire il suo esempio e di continuare a raccontare il mondo con la stessa passione e verità.